L’Arcadia in Brenta, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 FABRIZIO e LAURETTA
 
 FABRIZIO
 Oimè, dove m’ascondo?
 Oimè, che sono andato in precipizio,
 addio povero Fabrizio.
1060È finito il denaro;
 è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiar pe’ forastieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
1065Io non so che mi far, son disperato.
 LAURA
 Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro il buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vusignoria.
 LAURA
 Che mai ha, che mi pare
1070alterato un tantin?
 FABRIZIO
                                     Mi duole il capo.
 LAURA
 Me ne dispiace, anch’io
 mi sento il stomaco aggravato.
 Beverei volontieri il cioccolato.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
1075d’ordinarla in cucina.
 FABRIZIO
 Certo tu non la bevi stamattina.
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei.
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
1080che ordinar mi sia data
 la mia colanzioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Per esempio un pizzone,
 due quaglie, una pernice, un francolino,
1085una mezza bottiglia di buon vino.
 FABRIZIO
 Mia cara madamina,
 io vi posso esibir la polentina.
 LINDORA
 Sentite, tante e tante
 che fan le schizignose, come me,
1090mangian la polentina, se ve n’è.
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e detti
 
 CONTE
 Nostro eroe, nostro nume,
 giacché nel principato
 ancor per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
1095una solenne strepitosa caccia.
 I cacciator son lesti,
 sono i cani ammaniti, altro non resta
 che il generoso core
 d’ospite così degno
1100supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
 Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito.
 Un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
1105torta, latte, insalata e pochi frutti
 e poi il di lei buon cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah, non vuol altro? Sì, sarà servito.
 Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
1110È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
 Dove diavolo è
 il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosana il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
1115Oh cancaro, mi spiace! Presto presto.
 Pancrazio, dove sei?
 Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signori come conviene.
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon core.
 LAURA
1120Per le ninfe d’Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato,
 egli s’è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
1125non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
 finché si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
1130Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
 eccovi samperiglie,
1135spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
1140andatemi a pigliare
 della polvere d’oro,
 un cordiale di perle,
 un elexir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
1145Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante.
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh madamina mia,
 so io che vi vorria
 perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
1150E che mai vorrebbe?
 LAURA
                                         Un bel marito.
 
 SCENA VII
 
 FORESTO e LINDORA
 
 FORESTO
 Ma che vuol dir che spesso
 vi vengon svenimenti?
 LINDORA
                                            Io ve lo dico
 appunto come sta. Finto ho svenir
 per obbligare il conte,
1155che è tutto complimenti,
 a bevere per me i medicamenti.
 FORESTO
 Siete brava da vero.
 LINDORA
                                       Io tale sono
 qual esser dee al mondo
 una donna di brio, lieta e gioconda.
 FORESTO
1160Ma eccolo ch’egli viene.
 Ello v’ama il meschino e lo beffate?
 LINDORA
 Io fo così. Sian belli o siano brutti
 per prendermi piacer li burlo tutti.
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con un speziale con vari medicamenti
 
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
1165ed ha mezzo con lui la spezieria.
 LINDORA
 Il cordiale.
 CONTE
                       Ecco il cordiale.
 LINDORA
 Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
1170Dite bene, dite ben, io beverò.
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vuo’ assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elexir.
 CONTE
                                Eccolo qui.
 LINDORA
1175Bevetene voi prima in quel bichiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
 Vi domando perdono,
 vi servo, bevo e cavaliere io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
1180M’ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quando è così, non lo voglio io.
 CONTE
 Ed intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                          Ohimè, mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
1185è questo un solutivo
 che è molto operativo
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
1190per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il bevrete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
1195Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
1200Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 CONTE
 Sono incappato inver nel bell’impiccio,
 per un vano capriccio,
 povera pancia mia,
 tutta ridonda in te questa...
1205Ma quel ch’è fatto è fatto
 e non voglio perciò diventar matto.
 Ne lascierò la cura
 alla madre natura
 ed io starò fra tanto allegramente
1210che è un gran rimedio il non pensarvi niente.
 
    Vuo’ divertirmi
 tra suoni e canti,
 giacché i purganti
 m’han d’ammazzar.
 
1215   Voglio i violini,
 voglio i violoni,
 voglio il fagotto
 con l’oboè.
 Questi stromenti
1220non fan per me.
 
    Vuo’ la violetta,
 vuo’ la spinetta,
 tutta l’orchestra
 s’ha da sonar
1225che allegramente
 voglio crepar.
 
 SCENA IX
 
 LINDORA e GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo mi fa ridere.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa,
 avrete di già intesa
1230la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bella Arcadia è già fallito.
 Rosana, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita.
 Colà l’Arcadia unita
1235sarà con più giudizio
 e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabrizio,
 me ne dispiace assai. Ma non ci penso,
 né vuo’ prendermi affanno,
1240s’egli è stato baggian sarà suo danno.
 
    Non voglio affanni al core,
 non vuo’ pensar a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO e ROSANA
 
 ROSANA
1245Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandati avanti ho i servitori miei,
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANA
1250Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovi padron e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosana, perché?
 ROSANA
                                       Perché se veri
 son quei detti di ieri...
1255Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo.
 
    Luci vezzose amabili
 che mi feriste il cor,
1260labbra vermiglie e tenere
 che m’ispiraste amor,
 nell’adorarvi ognor
 fido sarò così.
 
    E qual nel primo dì
1265voi mi piagaste il sen
 da voi sperar convien
 la pace al mio dolor.
 
    Cara, t’adoro e sei
 la mia speranza ancor.
 
 SCENA XI
 
 ROSANA
1270Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui, a poco a poco,
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
 SCENA ULTIMA
 
 FABRIZIO e detti
 
 FABRIZIO
1275No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia.
 Vuo’ fuggir la vergogna e scampar via.
 FORESTO
1280Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio,
 aspettatemi qui, che adesso torno.
 ROSANA
 Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
1285signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vusignoria.
 GIACINTO
 Fermatevi, signore,
 fateci quest’onor,
1290venite da Rosana a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi.
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO
                             Oh bella!
 LAURA
 Dove n’andate?
 FABRIZIO
                                (Oh buona!)
 CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
1295Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 Orsù, signor Fabrizio,
 permettete ch’io parli, ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
1300che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che venghiate con noi, se ricusate,
 superbia e non virtù voi dimostrate.
 ROSANA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi priego.
 LAURA
                                              Vi scongiuro.
 CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
1305Orsù, m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
 per un uom rovinato
 esigger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegli istessi
1310ch’hanno mandato il misero in rovina
 lo mette colli scherni alla berlina.
 
 Coro
 
 TUTTI
 
    In tal felice
 giorno sereno
 nel nostro seno
1315giunse il piacer.
 
    Sempre è più caro
 quando procede
 il duolo amaro
 il bel goder.
 
 Fine del dramma